Agrilienza

La resilienza è la capacità degli individui, delle comunità e dei sistemi socio-economici di far fronte ai cambiamenti improvvisi dettati da una situazione di crisi o da un disastro, ritornando il più velocemente possibile alla situazione iniziale di equilibrio.
Si tratta di un concetto applicabile anche ai vari sistemi economici che sottolinea la capacità di resistenza e la flessibilità e che mira a un veloce ripristino della situazione precedente ovvero il ritorno ad una vita normale. Sarebbe però un errore intendere la resilienza solo in termini di resistenza e vulnerabilità, perché la capacità di rispondere in maniera flessibile è un prerequisito indispensabile per poter tornare ad una condizione normale dopo uno shock o un evento catastrofico. La resilienza non è quindi meramente un sistema di risposta di emergenza; al contrario, affinché un sistema possa definirsi resiliente è essenziale che esso sia in grado di ripristinare tutte le funzioni chiave il più rapidamente possibile.

Probabilmente uno dei sistemi economici più resiliente è l’agricoltura.
Per migliaia di anni i contadini, specialmente donne, hanno selezionato e coltivato i semi liberamente, collaborando gli uni con gli altri e con la natura per aumentare ulteriormente la diversità che la natura stessa ci ha dato, adottandola in base alle diverse culture. La biodiversità e la diversità culturale si sono influenzate reciprocamente. Ogni seme è quindi l’incarnazione di millenni di evoluzione della natura e di secoli di selezione degli agricoltori. È l’espressione dell’intelligenza della terra e dell’intelligenza delle comunità agricole. Gli agricoltori hanno selezionato semi per la diversità, la resilienza, il gusto, la nutrizione, la salute e l’adattamento agli agro-ecosistemi locali.

Oggi si può parlare di agricoltura resiliente quando parliamo di piccole aziende.
piccoli coltivatori che nteducono più del 50% del cibo prodotto nel mondo: su circa 525 milioni di aziende agricole 404 milioni sono a gestione familiare e con meno di due ettari, 2.5 miliardi di persone vivono direttamente di agricoltura.
L’agricoltura contadina sfama i popoli, è l’unica sostenibile e resiliente, capace di far vivere ed interagire le comunità poiché la biodiversità del cibo locale ha una immensa varietà di famiglie vegetali ed umane; essa elimina i pesticidi ed i fertilizzanti chimici attenuando così i cambiamenti climatici poiché riduce la dipendenza dal petrolio e dall’uso dell’energia.
Piccoli agricoltori che spesso non riescono a vivere dignitosamente con i proventi del loro lavoro, nemmeno nel nostro Paese.
L’ossessione della crescita ha travolto il nostro interesse per la sostenibilità, la giustizia e la dignità umana. Ma le persone non sono merci da usare e gettare – il valore della vita si trova fuori dallo sviluppo economico.
Un esempio banale è quello dei semi.
L’evoluzione ci ha regalato il seme. Gli agricoltori lo hanno selezionato, allevato e lo hanno diversificato – esso è la base della produzione alimentare. Un seme che si rinnova e si moltiplica, produce semi per la prossima stagione, così come il cibo. Tuttavia, il contadino di razza e il contadino che salva i semi non sono visti come un contributo alla crescita. Ciò crea e rinnova la vita, ma non porta a profitti. La crescita inizia quando i semi vengono modificati, brevettati e geneticamente resi sterili, portando gli agricoltori ad essere costretti a comprare di più ogni stagione.
La natura si impoverisce, la biodiversità é erosa e una risorsa aperta libera si trasforma in una merce brevettata. L’acquisto di semi ogni anno é una ricetta per l’indebitamento dei contadini E da quando é stato istituito il monopolio dei semi, l’indebitamento degli agricoltori é aumentato.
Sia l’ecologia che l’economia sono nate dalla stessa radice – “oikos”, la parola greca per casa. Fino a quando l’economia è stata incentrata sulla famiglia, essa riconosceva e rispettava le sue basi nelle risorse naturali e i limiti del rinnovamento ecologico. Essa era focalizzata a provvedere ai bisogni umani di base all’interno di questi limiti. L’economia basata sulla famiglia era anche incentrata sulle donne. Oggi l’economia è separata sia dai processi ecologici che dai bisogni fondamentali e si oppone ad ambedue. Mentre la distruzione della natura veniva motivata da ragioni di creazione della crescita, la povertà e l’espropriazione aumentavano. Oltre ad essere insostenibile, è anche economicamente ingiusta.
Il modello dominante di sviluppo economico é infatti diventato contrario alla vita. Quando le economie sono misurate solo in termini di flusso di denaro, i ricchi diventano più ricchi e i poveri sempre più poveri. E i ricchi possono essere ricchi in termini monetari – ma anche loro sono poveri nel contesto più ampio di ciò che significa essere umani.
La sfida che l’agricoltura dovrà cogliere nei prossimi anni consiste nel conservare la sicurezza alimentare. Secondo la definizione della FAO, la sicurezza alimentare esiste quando tutte le persone in ogni momento, hanno accesso fisico ed economico ad una quantità di cibo sufficiente, sicuro e nutriente per soddisfare le loro esigenze dietetiche e preferenze alimentari per una vita attiva e sana.
La garanzia della sicurezza alimentare dipende in maniera determinante dalla struttura degli agroecosistemi e dei sistemi agro-alimentari che sono soggetti a profonde trasformazioni come i cambiamenti climatici, la perdita di terreni fertili e la rarefazione della biodiversità. In questo contesto, una condizione essenziale per un’agricoltura sostenibile è la capacità degli agroecosistemi di ripristinare il loro stato iniziale dopo essere stati sottoposti a una perturbazione che lo ha modificato. Questa capacità di far fronte a perturbazioni e di superarle è appunto la resilienza. L’agricoltura sostenibile deve avere tre componenti fondamentali: la famiglia, importante modello sociale capace di agire e costruire un nuovo pensiero a sostegno della vita e del futuro, il cuore per far interagire la parte emozionale con il fare e il bello di essere famiglia e infine la resilienza ovvero la capacità di ricostruirsi all’interno di un complicato sistema restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza distogliersi dalla propria identità.

testi di Sara Calisti